Stefano ALUISINI, Giacomo BOLLINI, Gli eterni ribelli: dal conflitto anglo-boero alla rivoluzione messicana, dal Venezuela alla Grande Guerra nelle Argonne. La vera storia di Umberto Cristini e degli altri “legionari” italiani, Epta Editions, [Bagnolo Mella] 2021, pp. 383, Euro 25

L’epoca nella quale il volontarismo modernamente inteso si è affermato è sicuramente l’Ottocento, inteso nella sua lunga accezione, dall’epoca rivoluzionaria francese alla Grande Guerra. Oggi queste vicende sono attentamente studiate, anche a livello internazionale, come dimostrato da alcune interessanti pubblicazioni comparse negli ultimi anni.
Ma cosa si intende per volontarismo o volontariato in armi? Questi termini indicano il ricorso alle armi da parte di uno o più individui in nome di ideali sociali o politici, talvolta religiosi, fenomeno diffusosi nel XIX secolo in tutto il mondo, dalle Americhe, all’Europa, all’Asia, ovunque ci fosse la presenza di conflitti o insurrezioni tese a promuovere movimenti di indipendenza o di liberazione nazionale. Testimonial di questo fenomeno potrebbe essere, a livello globale, il nostro Giuseppe Garibaldi, tanto discusso in patria ma celebrato senza tentennamenti in tutto il Sud America, in Europa e anche in alcuni paesi asiatici, India in primis.
Il volume di Stefano Aluisini e Giacomo Bollini, Gli eterni ribelli, si inserisce in questo contesto internazionale, come chiaramente dichiarato già nel sottotitolo: dal conflitto anglo-boero alla rivoluzione messicana, dal Venezuela alla Grande Guerra nelle Argonne.
Protagonista Umberto Cristini (1878-1915), bresciano, distintosi nella seconda guerra anglo-boera del 1899-1902, passato attraverso le rivoluzioni venezuelana, portoghese e messicana, per concludere il suo percorso nella Prima Guerra mondiale. Nel 1914 infatti raggiunse nelle Argonne Giuseppe Garibaldi, detto Peppino, nipote dell’Eroe dei Due Mondi, suo grande amico, al fianco del quale si era trovato in occasione della rivoluzione messicana.
Nelle Argonne Cristini servì come Sottotenente nel 4e Régiment de Marche della Legione Straniera, il corpo nel quale erano raccolti i volontari italiani:

Scoppiata la guerra [Cristini] si è iscritto alla Croce Rossa, perché, tra le altre cose, è dottore in chimica. Ma un bel giorno ha avuto a che dire con un capo-infermiere e si è venuto ad arruolare tra i Garibaldini. (C. Marabini, La rossa avanguardia dell’Argonna: diario di un garibaldino alla guerra franco-tedesca, 1915, cit. in Eterni ribelli, p. 213).

Proprio qui, nelle foreste dell’Argonna, Cristini morì nei drammatici giorni a cavallo tra 1914 e 1915, quando i volontari garibaldini caddero numerosi sotto il fuoco tedesco (e tra questi i due fratelli di Peppino Garibaldi, Bruno e Costante). Caduto il 9 gennaio 1915, Umberto Cristini riposa a Bligny tra i cinquemila italiani morti per la Francia.
Questa singolare personalità di volontario internazionale venne ricordata sui giornali del suo tempo, che già stavano dando ampio spazio alla morte dei fratelli Garibaldi. Così “Lo sport illustrato” del 15 gennaio 1915 ricorda lo sportivo Cristini, appassionato praticante di atletica leggera e boxe, nonché antesignano del Ju-Jitsu, disciplina orientale che proprio agli albori del ‘900 venne portata in Italia dai marinai degli incrociatori Marco Polo e Vesuvio, che lo avevano appreso durante la permanenza nel Mar della Cina in occasione della rivolta dei Boxer:

L’ultimo glorioso e vittorioso combattimento dei Garibaldini italiani alle Argonne ha voluto colpire duramente anche il nostro piccolo mondo dello sport, togliendoci una delle più simpatiche e note figure, Umberto Cristini da Brescia. Il Cristini aveva menato una vita avventurosissima. Nel Transvaal, dove fece la campagna boera contro gli inglesi, aveva appreso l’arte della lotta giapponese… Fu della boxe fervente propagandista e cultore…
(Eterni ribelli, p. 209)

E così ne tratteggia la personalità il “Corriere della Sera” del 12 gennaio 1915:

Si può dire che [Umberto Cristini] fosse il più popolarmente simpatico, sia tra i soldati che gli ufficiali, che tra gli abitanti di tutti i luoghi ove aveva sostato la Legione. Era stato per molto tempo intendente del reggimento… Quando il reggimento partì per il fronte [il colonnello] Bertin lo invitò a rimanere con lui. Ma Cristini era veterano di una guerra gloriosa: egli aveva già combattuto con i Boeri e non poteva rimanere lontano dal fuoco. Il suo vanto per la campagna del Transvaal era tale che al suo nome aveva aggiunto quello di Dewet [Christiaan De Wet, leggendario comandante dei Boeri]. Il Bertin, quando vide che Cristini insisteva tanto per abbandonare la tranquilla vita del deposito, e voleva ad ogni costo correre i rischi della battaglia, lo abbracciò paternamente e gli fece anche molti regali… (Eterni ribelli, p.220)

Già da queste poche parole si può cogliere la cifra di “internazionalità” del volontario Cristini e dei suoi compagni, di cui il volume fornisce utilissimi elenchi: infatti, dopo i ricchi capitoli dedicati alla seconda guerra anglo-boera del 1899-1902, alla sua presenza in Venezuela e in Portogallo, alla rivoluzione messicana e alle Argonne, troviamo nelle appendici gli elenchi dei volontari italiani in Sud Africa e dei garibaldini caduti o dispersi nelle Argonne nel gennaio 1915, e ancora di coloro che militarono tra il 1914 e il 1918 nella Légion Ètrangère.
Il volume è il frutto di oltre due anni di lavoro e di una enorme mole di ricerche, svolte praticamente in tre continenti, che ha portato all’individuazione, alla raccolta e all’utilizzo di documenti in inglese, francese, olandese, afrikaans, spagnolo e portoghese. Tali documentazioni, spesso completamente inedite e sorprendenti, aggiunte alla sempre puntuale narrazione degli eventi, costituiscono il valore aggiunto del volume: ampio affresco di vite e vicende che sembrano ancor oggi fantastiche, ma che furono la cifra della vita di molti di quei visionari che andarono per il mondo come volontari in armi per la libertà di tutti coloro che la agognavano e la desideravano (prendendo anche qualche granchio, talvolta, ma questa è un’altra storia).

Mirtide Gavelli